Lo sbadiglio è uno dei gesti quotidiani tra i più frequenti, nonché del tutto involontario: il motivo per cui lo facciamo e perché talvolta è contagioso
Almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato questo fenomeno. Tendiamo a non farci più caso, ma in media si sbadiglia circa 28 volte al giorno, spesso dopo il risveglio e prima di andare a dormire, ma anche durante e dopo i pasti. È un atto neurologico complesso, riscontrabile in situazioni profondamente differenti, assumendo un significato diverso per ognuna di queste.
Innanzitutto, partiamo dal dividere gli sbadigli in due diversi tipi: quelli “veri”, chiamati anche sbadigli di riposo o spontanei, e quelli “di tensione”, noti anche come sbadigli emotivi o sociali. I primi, solitamente, sono associati a momenti in cui si è annoiati o assonnati, mentre i secondi in situazioni di natura conflittuale o eccitante.
Ma come si presenta uno sbadiglio? Riassumendo, è una sequenza involontaria di apertura della bocca, inspirazione profonda, qualche istante di apnea ed espirazione lenta, il tutto spesso associato ad atti motori – facoltativi – come lo stretching. Premesso ciò, andiamo più a fondo a scoprire i motivi fisiologici che si nascondono dietro questo complesso gesto.
Nella maggior parte dei casi, si sbadiglia a causa della sonnolenza, ed è spesso il motivo principale al quale riconduciamo questo gesto. Sembrerebbe, però, che sbadigliare sia un modo per ridurre la temperatura cerebrale: proprio come la CPU di un PC, infatti, il cervello lavorando si “surriscalda”, e lo sbadiglio sarebbe un mezzo per disperdere tale calore nelle zone del collo, del viso e della testa. Non solo, questo gesto involontario riattiverebbe anche il già menzionato cervello.
Sbadigliando infatti il cervello “sceglie” di farti restare sveglio, aumentando la nostra frequenza cardiaca e stimolando i corpi carotidei, migliorando eccitazione e vigilanza. Esistono anche altre teorie sui motivi per i quali sbadigliamo, e uno dei quali potrebbe essere collegato alle capacità di empatia, condividendo lo stato fisiologico di chi ci circonda. Da qui, in effetti, nascerebbe il concetto di contagiosità.
In poche parole, si sostiene che la contagiosità dello sbadiglio potrebbe essere una risposta empatica, che comunica uno stato d’animo tra esseri umani e altri mammiferi. Il meccanismo alla base di questo automatismo di riflesso sono i neuroni specchio, che replicano le azioni di persone intorno a noi. Se infatti vediamo qualcuno sbadigliare, è molto probabile che facciamo lo stesso anche in assenza di stimoli come sonno o noia.
È stato inoltre notato come soggetti psicopatici privi di empatia siano relativamente immuni allo sbadiglio contagioso, confermando la teoria della risposta empatica. In effetti, è molto probabile che sia guardando le immagini che leggendo questo approfondimento sullo sbadiglio, ve ne abbiamo strappati almeno un paio. Contiamo di avervi svelato l’arcano sul perché ciò accade, sperando di non avervene provocati per la noia.